La Regola di San Benedetto è pensata da un uomo ed è rivolta ad altri uomini di cui egli ben conosce la natura, le debolezze, le necessità. Ma è anche destinata alla gente comune che vive una vita qualunque, non è scritta per mistici o eremiti. Essa venne scritta per fornire un modello di crescita spirituale all’uomo medio intenzionato a vivere un’esistenza che andasse oltre la superficialità o l’indifferenza.

È scritta per quanti hanno una profonda sensibilità e un serio interesse spirituale e non cercano di mettersi in cammino per fuggire dal proprio mondo, ma per infondere la visione di Dio nelle loro scelte etiche.Nei giorni di digiuni l’unico pasto era dunque, di solito, consumato a metà pomeriggio, ma si presentava decisamente vario e completo, costituito non solo da prodotti vegetali, ma eventualmente anche da pesce, uova, formaggio e vino.

La rinuncia a certi cibi dalle forti valenze simboliche (in particolare la carne rossa) e la frugalità estrema in determinati periodi dell’anno, attraverso l’astinenza da certi cibi ed il digiuno, tendevano ad assicurare la salute dell’anima al fine di perseguire tre obiettivi: vincere il vizio della gola e indirettamente quello della lussuria, considerato connesso al primo; essere coerenti con la propria professione di povertà e indirizzare gli animi alla preghiera e alla meditazione, cioè rafforzare l’impegno mistico del monaco, che avrebbe potuto facilmente essere distratto nella sua spiritualità dai sollazzi materiali della mensa.