Gesù si avvicina a Gerusalemme

Disse loro: «Andate nel villaggio che sta qui di fronte. Appena entrati, troverete un piccolo asino sul quale nessuno è mai salito.Lo troverete legato: voi slegatelo e portatelo qui. Se qualcuno vi domanda: «Perché slegate quell’asinello?», voi rispondete: «Perché il Signore ne ha bisogno».

Luca 19, 30-31

“Perché il Signore ne ha bisogno”. Anche Gesù, nel suo lungo cammino che conduce alla croce e risurrezione, ha avuto delle necessità, dei bisogni. Per entrare a Gerusalemme, nei suoi ultimi istanti di vita, fa richiesta di un umile asinello, che possa condurlo verso il suo destino.

Il momento è saliente: mancano poche ore alla sua crocifissione. La città si appresta ad accoglierlo, mentre, accompagnato dai suoi discepoli, ne varca le soglie. È il Messia, il Figlio di Dio tanto atteso: ma nessuno, fino alla fine, lo riconoscerà come tale. Anzi: lo attende la sorte peggiore.

A sostenerlo in questo cammino, c’è anche la silenziosa presenza di un animale. Quando poi morirà sulla croce, saranno invece gli elementi naturali a partecipare del dolore e del lutto: il cielo, raccontano infatti i Vangeli, si oscurerà. La terra piange con Maria e con i discepoli la morte del Maestro.

Quella stessa terra che continuerà per secoli a essere per tutti risorsa, compagna, aiuto indispensabile nel procurare a tutti del cibo. La natura è amica dell’uomo: proprio all’uomo ricorda anche l’importanza del Figlio. E a noi oggi lancia altri importanti appelli: a non essere sfruttata indegnamente, ma a farne uso sapientemente affinché a nessuno manchi più il necessario. Così questa solenne “entrata” a Gerusalemme, ci richiama alla nostra personale conversione, ma ci indica anche la via: riconoscerci, con umiltà, “figli” e “figlie” della terra, uomini e donne intimamente legati alla realtà naturale, che chiede rispetto e benevolenza, affinché il suo frutto sia condiviso con tutti.