La fame divora il futuro

Già dopo un solo giorno senza cibo a sufficienza, il corpo umano si adatta alla situazione di fame: le riserve di zucchero del fegato e dei muscoli si attivano, il livello di zucchero nel sangue scende e provoca affaticamento e disidratazione del corpo.

Per i più piccoli la situazione è pericolosa da subito. Nella fase successiva di assenza di nutrimento, il corpo cambia il suo metabolismo e attinge alle sue riserve di grassi e proteine. Questo programma di emergenza garantisce temporaneamente la sopravvivenza, ma il sistema immunitario abbassa le soglie aumentando il rischio di infezioni. Quando le riserve di grasso sono esaurite, la degradazione delle proteine corporee negli organi, incluso il muscolo cardiaco, mette in pericolo la vita. La persistente mancanza di cibo è particolarmente fatale per neonati e bambini piccoli: non solo la crescita fisica è compromessa, così come lo sviluppo mentale. E anche se una bambina o un bambino guarisce dalla malnutrizione acuta, le conseguenze possono essere limitanti per tutta la sua vita. La fame divora le risorse e le riserve, la fame divora la crescita e lo sviluppo: la fame divora il futuro.

Un esempio significativo della forza di una comunità possa avere un effetto positivo viene dal Senegal:

Ovviare alla malnutrizione e fare buoni affari

In Senegal, donne residenti in zone rurali producono le loro pappe per neonati. Non solo è migliore per la salute dei bambini piccoli, ma è anche un prodotto ricercato sul mercato locale.

Testo: Ralf Kaminski

 

Nel paese sub sahariano ogni anno, per un periodo da due a quattro mesi, c’è scarsità di cibo perché l’ultimo raccolto è già stato esaurito e il successivo non è ancora pronto. Così, molte persone possono spesso permettersi solo un pasto al giorno. Questo è particolarmente grave per i bambini piccoli, perché la malnutrizione inficia lo sviluppo fisico e mentale con un impatto negativo su tutta la loro vita.

Le organizzazioni partner di Azione Quaresimale in Senegal accompagnano oltre 2’200 gruppi di risparmio solidale, alcuni dei quali producono già pappe per neonati in risposta per evitare la malnutrizione dei loro neonati.

Una ricetta a base di ingredienti locali

«L’idea è nata perché pesiamo ogni mese i bambini tra i sei mesi e i cinque anni», spiega Fatou Gueye, co-coordinatrice locale di Azione Quaresimale in Senegal. «Ci ha fatto capire la portata della malnutrizione e indotto a cercare una soluzione». Sono state rivalutate ricette tradizionali con ingredienti locali, reperibili ovunque. A seconda del periodo, la base della pappa può essere miglio, mais, sorgo o riso. Essa è arricchita con legumi come fagioli o arachidi, frutta e verdura come il baobab o la moringa, oltre piccole quantità di sale e zucchero. Per consumarla basta aggiungere dell’acqua.

«La preparazione non è complicata», afferma Fatou Gueye, « Il lavoro principale consiste nel trasformare i cereali in polvere e tostarla. Successivamente viene miscelata con gli altri componenti, rispettando i dosaggi». I gruppi di solidarietà che producono la farina delle pappe collaborano con i mulini locali. Sono già tre le organizzazioni partner di Azione Quaresimale nelle cui regioni viene prodotto e offerto in vendita questo cibo per l’infanzia.

«All’inizio, erano soprattutto le madri a interessarsi a queste pappe, perché erano più economici di prodotti simili venduti in farmacia o nei supermercati», afferma Fatou Gueye. «E anche perché si sono rese conto dell’effetto positivo sulla salute dei loro figli». Nel frattempo, anche molte persone anziane e donne che allattano le hanno adottate nella loro dieta».

In attesa di un riconoscimento ufficiale

Si sta verificando una grande promozione di prodotti locali e i gruppi di risparmio collettivo registrano significativi successi. «Oggi c’è un punto vendita in ogni stazione sanitaria», racconta ancora Fatou Gueye. «Gli addetti alla salute, monitorando la crescita dei bambini, osservano cambiamenti positivi. Il numero di persone moderatamente e gravemente malnutrite è diminuito in modo significativo in un solo semestre».

L’obiettivo ora è ottenere il riconoscimento ufficiale da parte dell’Istituto Nazionale di Tecnologia Alimentare, poi la farina potrebbe essere venduta anche nei supermercati e nelle farmacie. Intanto il reddito creato da questa attività consente già ai gruppi di risparmio solidale che l’hanno fatta propria di svolgere le loro attività, tra cui la formazione di un numero ancora maggiore di donne nella produzione di farina per pappe per neonati.