La politica climatica svizzera tentenna e il tempo stringe! Con gli strumenti di oggi, non raggiungeremo gli obiettivi di domani.

Lugano/Zurigo, 15 marzo 2022 – Da oggi la Svizzera vive, in termini di giustizia climatica, a spese
degli altri. La quota di emissioni di CO2 che la Svizzera può emettere nel rispetto del limite di 1.5
gradi è stata raggiunta. Azione Quaresimale, HEKS/EPER e Essere Solidali hanno quindi richiesto
obiettivi climatici ambiziosi in una conferenza stampa a Berna. Sono necessarie misure concrete
ed efficaci per garantire che la Svizzera raggiunga l’obiettivo del saldo netto pari a zero entro il
2040. Solo così si può raggiungere la giustizia climatica e rafforzare le persone che subiscono maggiormente gli effetti del riscaldamento globale.

Per limitare il riscaldamento globale a 1.5 gradi, come previsto dall’Accordo di Parigi, la Svizzera ha fissato come obiettivo il saldo netto pari a zero entro il 2050. In termini di giustizia climatica già oggi abbiamo raggiunto la nostra quota di emissioni di CO2. A questa conclusione è giunta una discussione sulla giustizia climatica da parte di esperti in etica di istituzioni ecclesiastiche, basandosi sui dati scientifici del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC). A partire da oggi, la Svizzera non dovrebbe quindi più emettere CO2, ma continua a farlo, a spese di altri. «Ora è il momento di agire in modo coerente e ambizioso. La Svizzera deve dare il suo contributo per una maggiore giustizia climatica», ha affermato Judith Macchi, responsabile del tema clima e ambiente per HEKS/EPER, durante la conferenza stampa a Berna. 

Sforzi per maggiore giustizia climatica

In una lettera aperta (in tedesco e in francese) le organizzazioni di cooperazione internazionale chiedono al Consiglio federale e al Parlamento di fissare obiettivi climatici più ambiziosi. «Chiediamo un cambiamento coerente rispetto ai combustibili fossili», ha spiegato Stefan Salzmann, responsabile della politica climatica ed energetica di Azione Quaresimale. «L’obiettivo del saldo netto pari a zero deve essere raggiunto entro il 2040, non entro il 2050 come attualmente previsto, seguendo un percorso di riduzione almeno lineare. I contributi per finanziare la riduzione delle emissioni e gli adattamenti in altri paesi dovrebbero essere inoltre aumentati». Nell’ambito della Campagna ecumenica, le organizzazioni di cooperazione internazionale hanno quindi lanciato una petizione che può essere firmata tramite cartoline indirizzate alla Consigliera federale Sommaruga, in cui si chiede al Consiglio federale e al Parlamento di perseguire una politica climatica coraggiosa e lungimirante e di assumersi le proprie responsabilità per la giustizia climatica.   

Sguardi dal Sud

Ogni decimo di grado in più di riscaldamento globale porta a condizioni meteorologiche estreme più frequenti, che le persone nei Paesi di progetto delle tre organizzazioni di cooperazione internazionale devono affrontare più spesso. La siccità in Madagascar ha portato alla carestia, i tifoni nelle Filippine hanno causato devastazione e povertà, le inondazioni in Colombia hanno privato le persone coinvolte della speranza di un futuro migliore. Le conseguenze del cambiamento climatico sono visibili e i paesi ricchi come la Svizzera hanno la responsabilità di agire. Da un lato, perché contribuiscono significativamente di più al riscaldamento globale rispetto alle popolazioni del Sud globale, che ne sono maggiormente coinvolte, dall’altro, perché hanno le risorse necessarie per farlo, a differenza delle regioni più povere. L’ultimo rapporto dell’IPCC sottolinea la minaccia del cambiamento climatico per l’umanità e la Terra: se non si intraprendono presto azioni decisive, «la finestra per un futuro sicuro, vivibile e sostenibile si chiuderà per tutti». 

Ulteriore documentazione:

Per maggiori informazioni:  

  • Federica Mauri, media Svizzera Italiana, Azione Quaresimale, ,
    079 662 45 22

Lugano/Berna, 30 aprile 2021 - La Banca Nazionale Svizzera (BNS) dovrebbe rinunciare agli investimenti nei combustibili fossili che alimentano il riscaldamento globale. Questo è ciò che chiedono le organizzazioni di cooperazione allo sviluppo Pane per tutti e Azione Quaresimale in una petizione firmata da 14’000 persone. La petizione è stata consegnata alla BNS mercoledì sulla Piazza Federale a Berna. All'assemblea generale della banca sarà discussa anche la responsabilità della BNS in materia di protezione del clima.

In qualità di grande investitore del mondo, la Banca Nazionale Svizzera gioca un ruolo non trascurabile nella crisi climatica: alla fine del 2019, deteneva quasi sei miliardi di dollari di azioni in società di combustibili fossili, finanziando emissioni per 43 milioni di tonnellate di CO2 equivalente all’anno. Queste emissioni sono quasi pari alle emissioni nazionali della Svizzera. Secondo un rapporto di “Artisans de la transition”, la strategia di investimento della BNS promuove un riscaldamento globale da quattro a sei gradi entro il 2100. Questo renderebbe la terra in gran parte inabitabile entro la fine del secolo.In una petizione firmata da 13’929 persone, Azione Quaresimale e Pane per tutti chiedono quindi alla BNS di rinunciare immediatamente agli investimenti in combustibili fossili. La petizione è stata consegnata a un rappresentante della BNS mercoledì sulla Piazza Federale a Berna (nella foto a destra). Le organizzazioni di cooperazione allo sviluppo solleveranno anche la questione della responsabilità climatica della BNS all’assemblea generale online di oggi e interrogheranno la banca sulla sua strategia di investimento.

La Banca Nazionale Svizzera è in ritardo

La strategia di investimento della BNS è in contrasto con le sue direttive. Queste stabiliscono che la banca deve astenersi dall’investire in aziende che «violano in modo patente diritti umani fondamentali o che causano sistematicamente gravi danni ambientali». Durante la Campagna ecumenica di quest’anno “Giustizia climatica, adesso”, Pane per tutti e Azione Quaresimale hanno riferito che sono soprattutto le popolazioni dei paesi del Sud a soffrire di più le conseguenze del riscaldamento globale, con ad esempio l’aumento del numero di uragani o l’allungamento delle siccità. Questo costituisce una violazione dei diritti fondamentali di persone che hanno contribuito poco alla crisi climatica.

Co-sostenuta da Campax, la petizione chiede alla BNS di fungere da modello e di contribuire a una maggiore giustizia climatica globale eliminando gradualmente le sue partecipazioni in società di combustibili fossili. C’è ancora molto spazio di manovra per uno dei più grandi investitori del mondo. La decisione, annunciata nel dicembre 2020, di escludere dal proprio portafoglio le aziende che gestiscono principalmente miniere di carbone è solo un piccolo passo per la banca, considerando che il 99,9% dei suoi investimenti in combustibili fossili non sono interessati.

Altre banche centrali stanno andando oltre e si stanno ritirando dai combustibili fossili per ragioni climatiche e per ridurre il rischio di perdite finanziarie. Per rispettare l’Accordo di Parigi sul clima, la Banca di Francia, per esempio, prevede di eliminare completamente il carbone ed escludere le compagnie petrolifere e del gas dal suo portafoglio entro il 2024. Uno studio pubblicato a fine marzo dall’ONG Positive Money conferma che la BNS è in ritardo rispetto alle banche centrali dei paesi vicini in termini di protezione del clima, ma anche rispetto ai corrispondenti istituti dell’UE, del Regno Unito, del Brasile e della Cina.

Foto della consegna della petizione da scaricare:
https://vedere-e-agire.ch/media

Per più informazioni:
• sulla petizione alla BNS: https://vedere-e-agire.ch/bns
• sulla giustizia climatica: https://giustiziaclimatica-adesso.ch

Per domande:
• Matthias Dörnenburg, Azione Quaresimale; 041 227 59 21;
• Yvan Maillard Ardenti, Pane per tutti; 079 489 3824;

L’Iniziativa non passa, ma l'impegno per i diritti di tutti continua

Sacrifico Quaresimale e Pane per tutti sono delusi dal fatto che la maggioranza dei Cantoni abbia detto «no» all’Iniziativa per multinazionali responsabili. Per il popolo è invece chiaro che le imprese svizzere devono assumersi le proprie responsabilità anche all'estero e ciò incoraggia le due organizzazioni a continuare il loro importante lavoro nel campo dei diritti umani nei paesi del Sud. Il Consiglio federale e le grandi lobby economiche dovranno ora rispondere alle attese espresse dalla popolazione per un’economia più etica.

Azione Quaresimale e Pane per tutti sono fra coloro che hanno promosso l’Iniziativa e deplorano il «no» della maggioranza dei Cantoni. In Ticino la delusione è mitigata dal fatto che il 54,2% della popolazione ha invece detto «sì». Queste due organizzazioni sono però convinte che l’impegno per i diritti umani e l’ambiente profuso in questi anni abbia dato i suoi frutti, come lo conferma l’accettazione popolare con il 50,7% di voti a favore. Raramente una campagna politica ha scaldato così tanto gli animi e ha portato a così animate discussioni. L’ampio sostegno fornito da migliaia di volontari di tutta la società civile ha evidenziato ciò che sta a cuore alla popolazione: un’economia svizzera di successo, che presti attenzione anche ai diritti umani e alla protezione dell’ambiente.

È stata indubbiamente l’Iniziativa a far maturare la consapevolezza in questo ambito. Fino a pochi anni fa non erano in molti a far riaffiorare le violazioni dei diritti umani da parte di multinazionali svizzere attive all’estero. Oggi nessuno nega che queste debbano anch’esse rispettare i diritti umani e l’ambiente, non solo in Svizzera.

In nostro impegno continua

Durante la campagna il Consiglio federale e le organizzazioni economiche hanno più volte sottolineato di condividere pienamente l’obiettivo dell’Iniziativa: la tutela dei diritti umani e dell’ambiente. Azione Quaresimale e Pane per tutti si aspettano quindi che alle dichiarazioni seguano i fatti e che questi abbiano un effetto positivo sulla situazione delle persone toccate dalle attività delle multinazionali svizzere.

Azione Quaresimale e Pane per tutti continueranno le loro attività nel campo dei diritti umani. Le due organizzazioni si impegneranno in difesa dei più poveri, denunceranno gli abusi insieme alle loro organizzazioni partner e chiederanno giustizia, in Svizzera e anche direttamente sul posto. Perché quando le aziende violano i diritti umani o distruggono l’ambiente, questo deve essere reso pubblico. Non può esistere un profitto fatto a spese dei più deboli della società.

Per maggiori informazioni :

Chantal Peyer, responsabile Economia etica, Pane per tutti, 079 759 39 30
Bernd Nilles, direttore, Azione Quaresimale, 079 738 97 57

L'azienda statale marocchina OCP inquina l'aria con le sue fabbriche di fertilizzanti, danneggiando così la salute dei dipendenti e della popolazione. Secondo un nuovo rapporto di Pane per tutti, SWISSAID e Azione Quaresimale, almeno undici commercianti svizzeri di materie prime intrattengono relazioni commerciali con OCP e sono quindi implicati in Marocco in violazioni dei diritti umani e nell'inquinamento ambientale. Ciò dimostra l'urgenza dell'Iniziativa per multinazionali responsabili, sulla quale il Consiglio nazionale si pronuncerà nuovamente settimana prossima.

Le fabbriche di fertilizzanti di OCP (Office Chérifien des Phosphates) di Safi e Jorf Lasfar, sulla costa atlantica marocchina, emettono grandi quantità di polveri fini/particolato e di inquinanti atmosferici come il fluoruro di idrogeno. Questo inquinamento ha enormi conseguenze sulla salute delle lavoratrici e dei lavoratori e della popolazione che vive nei dintorni delle fabbriche dove il fosfato proveniente dal Marocco viene trasformato in fertilizzanti.

Secondo un nuovo rapporto delle organizzazioni di cooperazione allo sviluppo SWISSAID, Pane per tutti e Azione Quaresimale, molti dipendenti delle due fabbriche soffrono di malattie respiratorie e cancro. Secondo quanto riferito dai sindacati, molti di loro sono già morti. Anche le misurazioni della qualità dell’aria nelle vicinanze dello stabilimento OCP di Safi hanno evidenziato valori molto elevati: l’esposizione al particolato (PM2.5) è stata da 6 a 16 volte superiore al valore indicativo giornaliero raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

Anche la popolazione nelle vicinanze delle due fabbriche di fertilizzanti è gravemente colpita dalle conseguenze dell’inquinamento ambientale. Molte persone intervistate dagli autori del rapporto soffrono di irritazione oculare, malattie respiratorie o fluorosi dentale. I bambini dei villaggi vicino allo stabilimento di Jorf Lasfar hanno riferito di doversi coprire il naso con un fazzoletto quando si recano a scuola a causa dell’odore pungente.

Coinvolti commercianti svizzeri di materie prime

OCP è il maggiore produttore mondiale di fosfato di roccia e il secondo produttore di fertilizzanti fosfatici. Ha una filiale a Ginevra, Saftco SA, che nel 2017 ha commercializzato oltre 300’000 tonnellate di fertilizzanti. Dal rapporto risulta che, oltre a Saftco, almeno altri dieci commercianti svizzeri di materie prime intrattengono relazioni commerciali con OCP. Tuttavia, nessuna di queste società sembra aver svolto un processo di dovuta diligenza sul rispetto delle norme ambientali e dei diritti umani da parte dei loro fornitori marocchini.

Questo è quanto raccomandato dalla SECO e dal DFAE in una guida pubblicata l’anno scorso sull’attuazione dei Principi guida dell’ONU su imprese e i diritti umani da parte del settore del commercio di materie prime, rappresentato in Svizzera da circa 570 imprese. Ciò dimostra una volta di più che le semplici raccomandazioni governative e le misure volontarie adottate dalle imprese non bastano per garantire il rispetto dei diritti umani e degli standard ambientali nelle attività commerciali delle imprese svizzere all’estero.

Pane per tutti, SWISSAID e Azione Quaresimale invitano OCP e i commercianti svizzeri di fertilizzanti a mettere in atto un processo di dovuta diligenza e ad adottare misure per prevenire le violazioni dei diritti umani. È ciò che prevede l’Iniziativa per multinazionali responsabili, che mira ad obbligare le aziende svizzere a rispettare i diritti umani e gli standard ambientali in tutto il mondo. Settimana prossima l’Iniziativa e il controprogetto saranno nuovamente discussi in Consiglio nazionale. Se il controprogetto non fosse adottato, l’Iniziativa sarà sottoposta al voto popolare nel 2020.

Gottfried Locher, Präsident des Schweizerischen Evangelischen Kirchenbundes und Nationalrätin Maya Graf (Grüne/BL) schöpfen Suppe am Jubiläumsfest von Brot für alle, Fastenopfer und Partner sein. Bild: Patrik Kummer / Brot für alle

Berna/Lugano, 13 aprile 2019 - Giustizia sociale, pace, salvaguardia del creato: questi i temi al centro della Campagna ecumenica di Azione Quaresimale, Pane per tutti e Essere solidali da 50 anni. Le tre organizzazioni svizzere di cooperazione allo sviluppo hanno festeggiato sabato il 50esimo di collaborazione con un culto ecumenico nella Heiliggeistkirche di Berna e una zuppa cucinata dal famoso chef Mirko Buri, pioniere della filosofia anti-spreco, sulla piazza della stazione.

«Si tratta del futuro dell’Arca Terra. Oggi come allora». Ieri, in occasione dei festeggiamenti per il 50esimo della Campagna ecumenica a Berna, la consigliera nazionale Maya Graf (Verdi/BL) ha ripercorso i momenti salienti di questi 50 anni di campagne di informazione e di sensibilizzazione. La parlamentare basilese ha ricordato come già nel 1989, la Campagna si fosse occupata del cambiamento climatico e dei pericoli che comportava, concludendo che «Il tempo stringe» come recitava lo slogan di allora. «Oggi questa urgenza è finalmente stata compresa», ha commentato Bernard DuPasquier, direttore di Pane per tutti, «Siamo orgogliosi di continuare a riconoscere e rendere pubblici gli sviluppi politici e sociali rilevanti». Bernd Nilles, direttore di Azione Quaresimale, ha dal canto suo sottolineato come «Infonde coraggio vedere ciò che abbiamo realizzato negli ultimi 50 anni grazie ai nostri sforzi per la giustizia sociale e la salvaguardia del creato».

Insieme al loro partner Essere solidali, le organizzazioni di cooperazione allo sviluppo hanno celebrato questi successi con un culto ecumenico nella Heiliggeistkirche. «Abbiamo bisogno della Campagna ecumenica», ha affermato Felix Gmür, vescovo di Basilea, perché dimostra sempre più che al mondo la giustizia ancora non è garantita a ogni essere umano e che il cambiamento è necessario. «E che dobbiamo anche guardare dove i potenti non vogliono che noi guardiamo», ha aggiunto Gottfried Locher, presidente della Federazione delle Chiese evangeliche svizzere.

Sulla Bahnhofplatz, il famoso chef bernese, Mirko Buri, pioniere della filosofia anti-spreco, ha servito una deliziosa zuppa di verdure. Ci sono molte sovrapposizioni tra la politica di sviluppo e il suo lavoro, ha spiegato Buri, che ha cucinato quasi 1400 porzioni di zuppa di carote, cipolle e aglio. Per l’occasione anche il sindaco di Berna, Alec von Graffenried, ha dato una mano a preparare la zuppa. «La cooperazione allo sviluppo ha già fatto molto – ha dichiarato von Graffenried – ma dobbiamo continuare a darci da fare per ridurre ulteriormente la povertà e la fame».

La Campagna del 50esimo dedicata alle donne impegnate

La Campagna ecumenica è nata nel 1969 sull’onda del Concilio Vaticano II, dall’idea che le Chiese dovessero essere coinvolte più attivamente nelle questioni politiche. Da allora le tre organizzazioni di cooperazione internazionale Azione Quaresimale (della Chiesa cattolica), Pane per tutti (della Chiesa evangelica) e successivamente anche Essere solidali (della Chiesa cattolico cristiana) hanno organizzato una campagna annuale di politica di sviluppo tra il Mercoledì delle Ceneri e la Pasqua, a favore di una maggiore giustizia e solidarietà.

Sin dagli inizi si sono sempre messi in luce i problemi e chiarite le cause strutturali dell’ingiustizia e della povertà. Per questo motivo temi quali la pace, la tutela dell’ambiente, i diritti umani, le pari opportunità, le relazioni economiche eque e la ricerca di uno stile di vita nuovo e sostenibile hanno plasmato la Campagna per 50 anni. Il motto della Campagna 2019 è “Insieme con le donne impegnate. Insieme per un mondo migliore”.

 

In una mostra sulla piazza della stazione, inaugurata proprio oggi, sono presentati i ritratti di 50 donne che quotidianamente in Svizzera, in Africa, in America latina e in Asia si impegnano per garantire maggior giustizia e condizioni di vita dignitose per tutte e tutti. Un omaggio alle donne, che ovunque sono una forza trainante per rendere il mondo migliore. La Campagna ecumenica si concluderà a Pasqua. Fino ad allora sarà inoltre possibile presentare, grazie a #50donneimpegnate, la o le donne che per ciascuno di noi sono un esempio da seguire per dare vita al cambiamento.

Per interviste e maggiori informazioni:

Berna/Lugano, 26 marzo 2019 – Sabato 30 marzo si svolgerà la tradizionale Giornata delle rose, durante la quale in molte piazze e strade di tutta la Svizzera, numerosi volontari venderanno rose per sostenere progetti di Pane per tutti, Azione Quaresimale e Essere solidali. Ogni rosa venduta permette di inviarne una virtuale ad una persona cara, accompagnata da una dedica, tramite l’app “Give a Rose”.

In numerose località del paese sabato 30 marzo saranno vendute rose ad un prezzo simbolico di cinque franchi. Anche quest’anno Coop offre il suo sostegno a quest’azione, fornendo le oltre 100’000 rose messe in vendita, ad un prezzo di favore.

Ogni rosa venduta è accompagnata da un codice, con cui è possibile regalare una rosa virtuale. Basta scaricare l’app gratuita “Give a Rose”. Naturalmente con questa applicazione si possono acquistare e regalare anche altre rose. Inoltre dal 2 aprile Coop lancia una settimana speciale, durante la quale per ogni mazzo di fiori con il marchio Max Havelaar venduto, saranno devoluti 50 centesimi a favore delle tre organizzazioni di cooperazione allo sviluppo.

Che si tratti dunque di una rosa reale oppure di una virtuale, ogni acquisto susciterà tripla gioia: innanzitutto perché il ricavato andrà a beneficio di progetti di Azione Quaresimale, Pane per tutti e Essere solidali, ad esempio in Guatemala. Secondariamente perché si tratta di fiori con il marchio Max Havelaar, che certifica un prodotto proveniente dal commercio equo e solidale. Il cosiddetto premio Fairtrade va a beneficio delle lavoratrici e dei lavoratori nelle aziende in cui si coltivano le rose, ad esempio per la loro formazione continua oppure per la scolarizzazione dei loro figli. Senza dimenticare infine che ogni rosa offerta farà felice la persona che la riceve.

La Campagna del 50esimo dedicata alle donne impegnate

Con il motto «Insieme con le donne impegnate del mondo. Insieme per un mondo migliore”, quest’anno Pane per tutti, Azione Quaresimale e Essere solidali festeggiano 50 anni di Campagna ecumenica. Per celebrare questa ricorrenza si terrà una festa il 13 aprile a Berna, aperta a tutti. In tale occasione sarà presentata una mostra con 50 ritratti di donne che si impegnano per maggiore giustizia, al Nord come al Sud del mondo. L’hashtag #50DonneImpegnate permette di indicare una donna che si reputa un esempio da seguire.

 

Ulteriori informazioni:

 

Contatti:

Federica Mauri, Azione Quaresimale, mail, 079 662 45 22

Lorenz Kummer, Pane per tutti, mail, 079 489 38 24

Azione Quaresimale e Pane per tutti si rammaricano per il rifiuto all’iniziativa Fair Food e a quella sulla sovranità alimentare. La popolazione ha perso l'opportunità di obbligare la Confederazione ad impegnarsi per una maggiore sostenibilità nel settore agricolo e alimentare.

 

Sebbene quasi nessuno nel dibattito che ha preceduto la votazione abbia messo in dubbio il fatto che vogliamo e abbiamo bisogno di alimenti prodotti in modo accettabile dal punto di vista ambientale e sociale, la responsabilità di tale scelta dovrebbe ricadere nuovamente sulle spalle dei consumatori.

 

La politica invece, come annunciato dal consigliere federale Schneider-Amman dopo il NO alle iniziative, dedicherà ancor più attenzione alle politiche di libero scambio.

 

Resta ancora da chiarire come il Consiglio federale intende adeguare questa politica al nuovo articolo costituzionale sulla sicurezza alimentare, approvato l’anno scorso con l’80 per cento dei voti. Ciò richiede relazioni commerciali che «contribuiscono allo sviluppo sostenibile dei settori agricolo e alimentare».

 

Con l’Accordo di Parigi sul clima e gli obiettivi di sostenibilità dell’Agenda 2030, la Svizzera ha assunto impegni che non ha ancora adeguatamente rispettato. Il modo in cui il nostro cibo viene prodotto e commercializzato, in questo contesto, gioca un ruolo importante.

 

Pane per tutti e Azione Quaresimale continueranno a sostenere un’agricoltura che produce alimenti sani, protegge l’ambiente e il clima e consente agli agricoltori di condurre una vita dignitosa. In Svizzera e nei Paesi poveri del Sud.

Il 27 ottobre Azione Quaresimale e Pane per tutti parteciperanno a una conferenza sulla politica di libero scambio della Svizzera con i paesi del Mercosur sul tema “Come organizzare il commercio equo e solidale?” (link al sito in tedesco) Dopo il “NO” a Fair Food, questa discussione è più importante che mai.

Lugano/Berna, 13 settembre 2018 - Quasi una volta al mese, un'azienda svizzera all'estero è coinvolta nella violazione dei diritti umani o delle norme ambientali. Una nuova analisi di Pane per tutti e Azione Quaresimale ha contato almeno 64 casi di questo tipo negli ultimi sei anni, attribuibili a 32 aziende. Queste cifre illustrano la debolezza delle misure su base volontaria e l'urgenza dell'Iniziativa per multinazionali responsabili, che obbligherebbe le imprese a valutare meglio i rischi del loro agire a livello di diritti umani e ambiente.

Oro estratto illegalmente che finisce nelle raffinerie svizzere; bambini che lavorano in cave gestite da fornitori dell’industria del cemento; aziende di materie prime che inquinano il suolo, l’acqua e l’aria. Le imprese svizzere fanno regolarmente notizia con le loro attività all’estero. Le organizzazioni di cooperazione internazionale Azione Quaresimale e Pane per tutti hanno raccolto e analizzato i casi venuti alla luce negli ultimi anni. Il risultato è sconvolgente: tra il 2012 e il 2017, imprese svizzere all’estero sono state coinvolte nella violazione dei diritti umani o delle norme ambientali almeno 64 volte.

I 64 casi sono attribuibili a 32 imprese di 14 settori. Le aziende produttrici di materie prime sono di gran lunga la causa principale dei problemi. Sono ben 19 i casi che provengono da questo settore, undici dei quali sono stati causati solo dal gruppo Glencore di Zugo, leader indiscusso di questa allarmante classifica. Al secondo posto ci sono le banche e l’industria alimentare, ciascuna con sette casi. Per quanto riguarda il tipo di avvenimento, i casi di inquinamento ambientale sono in testa con il 21%, seguiti dagli episodi di violazione dei diritti dei lavoratori e delle norme di sicurezza sul lavoro.

Un valido aiuto dall’Iniziativa per multinazionali responsabili

L’analisi include violazioni o accuse corrispondenti che sono state studiate dai media, dalle organizzazioni internazionali o dalle ONG e che sono ben documentate. Il numero di casi non segnalati dovrebbe essere elevato, poiché molti reclami non sono documentati in modo completo e non raggiungono il grande pubblico. Si nota inoltre che solo cinque società sono responsabili della metà di tutti i casi: Glencore, Nestlé, LafargeHolcim, Syngenta e Credit Suisse. Sembra che le precauzioni volontarie a cui queste grandi imprese fanno sempre riferimento non possano impedire il coinvolgimento nei problemi legati ai diritti umani e all’ambiente. Ciò sottolinea l’importanza e l’urgenza dell’iniziativa per multinazionali responsabili. L’iniziativa popolare impone alle imprese internazionali di verificare regolarmente i rischi per i diritti umani e l’ambiente e di adottare misure preventive per prevenire le violazioni. Questo obbligo di dovuta diligenza contribuirebbe a ridurre il numero di violazioni dei diritti umani e dell’ambiente da parte di imprese svizzere.

Fact Sheet (in tedesco) e grafico scaricabili al link:  http://www.sehen-und-handeln.ch/medien

Per interviste e maggiori informazioni:

Yvan Maillard Ardenti, Pane per tutti, + 41 79 489 3824; mail

Federica Mauri, Azione Quaresimale, +41 79 662 45 22: mail

Produrre e consumare in modo biologico, equo, stagionale e regionale: in occasione del voto del prossimo 23 settembre abbiamo la possibilità di ancorare questi importanti principi per sistemi alimentari lungimiranti nella Costituzione!

Da anni Azione Quaresimale e Pane per tutti, tramite le loro campagne e i loro progetti, si adoperano a favore dell’agro ecologia e della sovranità alimentare. In Svizzera e nel mondo vogliamo promuovere modelli di agricoltura e di consumo che non siano determinati dal bisogno di crescita e dalla mentalità usa e getta, ma che mettano al centro l’essere umano e la natura. In particolare, abbiamo bisogno di sistemi alimentari che:

  • garantiscano una vita dignitosa e autodeterminata alle famiglie di agricoltori;
  • rispettino il diritto al cibo per tutte le persone nel mondo;
  • siano orientati verso i cicli naturali e mantengano o addirittura migliorino la qualità delle risorse naturali quali il suolo, l’acqua e la diversità biologica;
  • lascino le sementi nelle mani degli agricoltori e rimangano privi di OGM;
  • proteggano il clima e consentano l’adattamento della produzione ai mutamenti climatici;
  • non causino l’accaparramento delle terre (land grabbing);
  • rafforzino e proteggano l’uomo, gli animali e la natura invece di sfruttarli.

Quasi la metà delle derrate alimentari consumate in Svizzera è prodotta all’estero. Si tratta di carne e uova provenienti, ad esempio, da allevamenti tedeschi, in cui l’allevamento in gabbia e l’uso di antibiotici è la regola. Oppure i pomodori importati in Svizzera dall’Italia meridionale o dalla Spagna, raccolti in condizioni di schiavitù da migranti africani.

Tra questi vi sono persone che hanno perso la terra nei loro paesi d’origine perché sequestrata da grandi aziende, anche svizzere, per la produzione di olio di palma o canna da zucchero.

Ciò dimostra quanto i sistemi alimentari del Sud del mondo siano strettamente legati a quelli del Nord. Essi devono pertanto essere concepiti in comune.

Ora possiamo tutti partecipare in modo concreto alle scelte politiche. Il 23 settembre saranno sottoposte al voto popolare due iniziative volte a promuovere la sovranità alimentare in Svizzera e un’importazione equa ed ecologica di derrate alimentari.

L’iniziativa per alimenti equi (Iniziativa Fair Food) dei Verdi invita il Consiglio federale a promuovere «un approvvigionamento alimentare di buona qualità e sicurezza, prodotto nel rispetto dell’ambiente, delle risorse, degli animali e del lavoro». Questi principi si applicheranno in futuro, a prescindere dal fatto che si tratti di alimenti prodotti indigeni o importati.

Con l’adozione dell’Iniziativa Fair Food, la Svizzera dovrà adottare misure volte a promuovere l’importazione sostenibile o a impedire l’importazione di prodotti che violano le disposizioni svizzere, ad esempio in materia di protezione degli animali. Per i paesi in via di sviluppo, l’iniziativa offre opportunità, soprattutto se le cooperative di agricoltori che producono in modo biologico sono promosse in modo specifico e ottengono vantaggi di mercato rispetto alle grandi imprese industriali.

Azione Quaresimale e Pane per tutti sostengono l’Iniziativa Fair Food e dicono SÌ il prossimo 23 settembre.

L’iniziativa “Per la sovranità alimentare” del sindacato degli agricoltori Uniterre si concentra sulla situazione in Svizzera. Il Consiglio federale è invitato a promuovere «l’agricoltura domestica», che è «redditizia e diversificata» e produce in modo sostenibile alimenti sani e privi di OGM.

La produzione diversificata è minacciata soprattutto dalla continua diminuzione del numero di agricoltori: attualmente in Svizzera scompaiono ogni giorno tre aziende agricole. L’iniziativa intende contrastare questo fenomeno con misure efficaci a favore di un maggior numero di persone in agricoltura, del miglioramento delle condizioni di lavoro e della conservazione dei terreni coltivati.

Uniterre è membro del movimento internazionale dei contadini La Via Campesina, organizzazione partner di Pane per tutti. Vedono la loro iniziativa come un contributo ad un cambiamento di paradigma nell’agricoltura mondiale, in particolare per rafforzare la gestione locale ed ecologica.

Azione Quaresimale e Pane per tutti sono anche impegnati in questa visione di un sistema nutrizionale nel loro lavoro.

Berna/Lugano, 8 maggio 2018 – A due anni dallo scoppio dello scandalo per il lavoro minorile in Uganda, LafargeHolcim e i suoi fornitori non hanno fatto nulla per aiutare le vittime. In occasione dell’assemblea generale che si terrà oggi a Dübendorf, Azione Quaresimale e Pane per tutti invitano il gruppo franco-svizzero del cemento ad assumersi finalmente le proprie responsabilità. Questo caso mostra inoltre che la Svizzera deve regolamentare a livello di legge il dovere di diligenza delle imprese.

Un anno fa, uno studio di Pane per tutti e della sua organizzazione partner TLC ha precisato l’ampiezza delle rimostranze nella catena di approvvigionamento di LafargeHolcim in Uganda, rivelate da “Le Monde”. Per più di dieci anni Hima Cement, filiale del gruppo del cemento, ha beneficiato del lavoro di circa 150 bambini e ragazzi. Si trattava di lavoratori a buon mercato nello sfruttamento delle cave di pozzolana, un materiale aggiuntivo usato nella preparazione del cemento. LafargeHolcim ha reagito soltanto quando lo scandalo è diventato di dominio pubblico. Da gennaio 2017 l’impresa franco-svizzera acquista unicamente la materia prima da miniere meccanizzate che impiegano solo manodopera adulta.

Risultato: dall’oggi al domani la maggior parte di questi piccoli minatori hanno perso il lavoro e la loro fonte di reddito. Bambini e ragazzi che durante gli anni di pericoloso lavoro nelle cave non solo hanno trascurato la scuola, ma hanno anche messo in pericolo la loro salute. LafargeHolcim e i suoi fornitori continuano però a sfuggire alle loro responsabilità, anche se dovrebbero offrire delle riparazioni conformemente ai principi quida delle Nazioni Unite per le imprese e i diritti umani (UNGP). La società dichiara che un’indagine esterna non ha rilevato alcuna prova del lavoro minorile nella catena di approvvigionamento di Hima Cement, rifiutando al contempo di rendere il rapporto accessibile al pubblico.

In alcune dichiarazioni video, diversi ragazzi riferiscono di nuovo che lavorano per i fornitori di Hima Cement. Affermano inoltre che LafargeHolcim non ha fatto nulla per aiutarli, come chiesto un anno fa da Azione Quaresimale e Pane per tutti. L’impresa del cemento ha dato avvio alla costruzione di alcune toilette in una scuola e a dei programmi volti a fornire consigli in materia di salute e di come aumentare il reddito delle famiglie. Tuttavia i ragazzi che un tempo lavoravano, rimangono senza aiuto e senza alcuna prospettiva per il futuro.

Per questo motivo, in occasione dell’Assemblea generale di oggi, Pane per tutti e Azione Quaresimale rinnovano la loro richiesta a LafargeHolcim e ai suoi fornitori di riconoscere le loro responsabilità nel lavoro minorile e di aiutare questi ragazzi a tornare a scuola o a seguire una formazione professionale. Il caso LafargeHolcim mostra chiaramente che il dovere di diligenza delle imprese deve essere regolamentato a livello di legge, come previsto dall’Iniziativa per multinazionali responsabili. Le misure volontarie o la pressione da parte dell’opinione pubblica evidentemente non bastano a convincere le imprese ad assumersi le proprie responsabilità.

Per maggiori informazioni: Yvan Maillard Ardenti, Pane per tutti, +41 79 489 3824, mail.

Berna/Lugano, 2 aprile 2018 – “Diventa anche tu parte del cambiamento”: questo è stato il motto della Campagna ecumenica delle tre organizzazioni di cooperazione allo sviluppo Pane per tutti, Azione Quaresimale e Essere solidali. Il momento clou è stata la giornata all’insegna del cambiamento svoltasi il 22 febbraio a Berna, ma del tema se n’è discusso anche in occasione dei numerosi pranzi e cene solidali organizzati nella Svizzera italiana.

Il nostro modo di vivere provoca delle crisi ed è ora di invertire la rotta. I problemi che l’umanità si trova ad affrontare sono stati causati dall’essere umano e quindi noi possiamo porvi rimedio. Un cambiamento in meglio è possibile. Nell’enciclica Laudato si’, Papa Francesco invita tutti urgentemente al dialogo su come sia possibile plasmare tutti insieme il futuro del pianeta Terra.

La questione centrale è: cosa rimane da fare per far fronte alla crisi sistemica? Le azioni politiche, le riforme legislative e le innovazioni tecniche sono indispensabili, ma purtroppo non bastano. In effetti, si fondano tutte sul principio del consumo invece che su quello della sobrietà, sulla concorrenza invece che sulla cooperazione, sullo sfruttamento invece che sul rispetto.

Sono proprio questi i temi su cui sono intervenuti anche gli ospiti della giornata all’insegna del cambiamento: l’attivista e scrittore Satish Kumar, la professoressa di filosofia Cécile Renouard, e il professore e già relatore speciale dell’ONU per il diritto al cibo Olivier de Schutter. La giornata è stata arricchita anche da workshop sul tema della transizione. L’interesse per questa tematica si è dimostrato molto grande: più di 200 persone provenienti da tutti gli angoli della Svizzera sono giunte a Berna per scambiarsi opinioni e sviluppare insieme possibili soluzioni.

Cambiare sé stessi per cambiare il mondo

La buona notizia è che esistono innumerevoli possibilità per impegnarsi per un sistema che sia più rispettoso dei limiti del pianeta. Ciò è stato dimostrato anche dalla Campagna di Azione Quaresimale, Pane per tutti e Essere solidali, la quale ha evidenziato cosa siano capaci di fare i cittadini e le cittadine, sia a livello politico sia per quanto riguarda le iniziative locali, al Nord come al Sud.

Grazie alla tradizionale giornata delle rose, che ha visto impegnati numerosi volontari in oltre 400 località svizzere, e ai numerosi pranzi e cene solidali organizzati nella svizzera italiana, è stato possibile informare e sensibilizzare molte persone sulla tematica.

La spinta al cambiamento ha dato i primi frutti, ma l’impegno collettivo deve continuare. Solo unendo le forze di tutti gli individui possiamo riuscire a creare un mondo dove ognuno abbia abbastanza per vivere.

Ulteriori informazioni:

  • Federica Mauri, Azione Quaresimale, mail, 079 662 45 22
  • Lorenz Kummer, Pane per tutti, mail, 079 489 38 24

Scopra cosa comporta il cambiamento e come lo interpretano i nostri partner al Sud e al Nord:

La Campagna ecumenica: informare, indicare piste d’azione, raccogliere fondi

Dal 1969, Pane per Tutti (l’organizzazione di cooperazione internazionale delle Chiese evangeliche della Svizzera) e Azione Quaresimale (l’organizzazione di cooperazione internazionale della chiesa cattolica Svizzera) realizzano ogni anno una Campagna durante i 40 giorni che precedono la Pasqua. Dal 1994 vi collabora anche Essere solidali (l’organizzazione di cooperazione internazionale della Chiesa veterocattolica). Ogni anno, queste tre organizzazioni insieme portano all’attenzione del grande pubblico un tema riguardante la politica di sviluppo.

www.vedere-e-agire.ch

La dimostrazione di apertura del Forum Sociale Mondiale è stata accompagnata da gruppi di samba. La dimostrazione è stata molto vivace e ha trasmesso molta energia. (Foto: Daniel Hostettler/Sacrificio Quaresimale)

Novos Paradigmas – Resoconto sul Forum Sociale Mondiale di Salvador di Bahia

Pane per tutti e Azione Quaresimale hanno lanciato un grande tema con la Campagna Ecumenica 2018: “Insieme per un mondo, dove ogni persona abbia abbastanza per vivere”, con la quale si invitano le persone a collaborare per dare vita ad un cambiamento a livello sociale. Le medesime questioni sono state discusse anche al Forum Sociale Mondiale del 2018: quali elementi sono centrali per un cambiamento di paradigma? Come può essere avviato un cambiamento sociale? Una cosa però è chiara per tutti: un altro tipo di mondo non è semplicemente possibile, ma è necessario e urgente.

Sacrifico Quaresimale ha partecipato al Forum Sociale Mondiale e ha contribuito in modo significativo all’organizzazione di un workshop svoltosi su due giornate a proposito dei “nuovi paradigmi”. In occasione di questo dibattito si sono riuniti rappresentanti della società civile latino-americana e della popolazione locale, movimenti della gioventù brasiliani e americani, attivisti di tutto il mondo e vari interessati provenienti da vicino e da lontano.  Oltre 150 i partecipanti giunti di buon’ora, nonostante il caldo opprimente, per assistere alla tavola rotonda. Le discussioni sono poi proseguite nel pomeriggio in piccoli gruppi.

Lo slogan del Forum, “Resistir É Criar, Resistir É Transformar” (resistere è creare, resistere è trasformare), riassume bene i dibattiti. La resistenza è importante poiché, per raggiungere un cambiamento sociale efficace, bisogna creare degli spazi di libertà. La candidata indigena per l’Ufficio del Vice-Presidente del Brasile, Sônia Guajajara, ha spiegato, in un discorso entusiasmante, come la lotta per l’autodeterminazione delle popolazioni indigene e per i loro usi e costumi sia un elemento fondamentale per il cambiamento di paradigma. La lotta per la modifica dei rapporti di potere, spostando quest’ultimo dai privilegiati alle comunità locali, è a dir poco centrale, poiché queste comunità sono la base per la creazione di qualcosa di nuovo, come cicli di produzione e di consumo locali orientati verso il benessere comune.

Pablo Solón, già Ambasciatore delle Nazioni Unite per la Bolivia, ha sottolineato chiaramente che per poter ottenere un cambiamento sistemico bisogna sconfiggere l’antropocentrismo. Sostituire le fonti di energia fossile con l’energia solare non è abbastanza. Il cambiamento tecnologico deve essere accompagnato da un cambiamento culturale, visto che le nostre modalità di consumo sono tutt’altro che sostenibili. Affinché un cambiamento reale avvenga, ognuno di noi deve anche interrogarsi sul proprio contributo al benessere dell’umanità. Questa trasformazione interiore è stata messa in risalto da diversi oratori e oratrici quale fattore particolarmente importante.

Il workshop si è concluso dopo due giorni di dibattiti molto intensi e animati, dai contenuti interessanti. Non a caso vi hanno preso parte persone giunte da tutto il mondo. Le dinamiche del Forum Sociale Mondiale sono sempre fonti di sorprese.

Un gruppo di attivisti ha preso in seguito possesso del tendone e ha promosso con musica e canti la propria causa, ovvero i diritti delle persone disabili. È così che funziona al Forum Sociale Mondiale. Ci si mette tutta l’energia possibile per cercare, tutti assieme, di creare un mondo migliore.

David Knecht (Azione Quaresimale)

 

Classiifica delle imprese attive nell'elettronica

Da Apple a Huawei: i profitti prevalgono sul diritto del lavoro

Berna/Lugano, 21 novembre 2017 – Studenti sottopagati, ore supplementari non remunerate e salari insufficienti per vivere: nell’industria degli smartphone e dei computer, il diritto del lavoro resta un punto sensibile, in particolare per HTC e Huawei, il nuovo gigante del settore. Per questi ultimi molto resta ancora da fare. È ciò che emerge dalla terza classifica pubblicata da Pane per tutti e Azione Quaresimale concernente le dieci marche del settore dell’elettronica più diffuse in Svizzera. Le due organizzazioni di cooperazione allo sviluppo esortano le università svizzere ad acquistare solo apparecchi elettronici fabbricati in modo responsabile e ad aderire all’organizzazione Electronics Watch.

La moda all’ennesima potenza: a inizio novembre il lancio sul mercato dell’iPhone X ha provocato lunghe code davanti a numerosi Apple Stores, per la massima gioia della multinazionale americana e dei suoi vertici. Un decennio dopo l’avvento degli smartphone, le persone che concretamente hanno prodotto l’apparecchio più redditizio al mondo non hanno nulla di cui rallegrarsi, perché presso i fornitori cinesi di Apple, i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori sono regolarmente calpestati. Stando alle ricerche condotte da SACOM, un partner locale di Pane per tutti, questi operai devono effettuare dalle 80 alle 90 ore supplementari al mese, così da guadagnare il necessario per vivere. Inoltre giovani studenti delle scuole professionali, assunti come stagisti, continuano ad essere sfruttati come manodopera a basso costo. A risultare problematico è il fatto che le grandi marche facciano ricadere la responsabilità di questo malcostume sui loro fornitori, quando in realtà sono loro a dettare i prezzi e i termini di consegna.

 

La classifica delle imprese attive nell’elettronica pubblicata da Azione Quaresimale e Pane per tutti nel 2017 conferma le conclusioni tratte da SACOM secondo cui molto resta ancora da fare in materia di diritto del lavoro. Sebbene Apple e HP globalmente facciano buona figura, non si può non sottolineare che queste due marche siano arretrate rispetto al 2014. Dell e le altre marche a metà classifica, ovvero Acer, Sony e Samsung, hanno invece guadagnato terreno. A fondo classifica si trovano HTC e Huawei, il secondo produttore di telefoni mobili al mondo, che sta mettendo in atto un’aggressiva strategia di crescita in Svizzera e altrove. Nel caso di queste due ultime marche si constata una deplorevole mancanza di trasparenza, visto che si nascondono dietro a un muro di silenzio quando si tratta dei loro fornitori e delle condizioni di produzione.

 

Progressi in merito ai minerali provenienti da aree di conflitto

 

Un barlume di speranza appare tuttavia all’orizzonte, per quanto concerne l’approvvigionamento di minerali provenienti da aree in cui sono in corso dei conflitti armati, come il coltan o il cobalto. Una simile evoluzione si spiega soprattutto con la legislazione americana e europea, dimostrando ancora una volta che le multinazionali fanno progressi in materia di responsabilità sociale delle imprese unicamente quando la legge glielo impone. Progressi sono stati riscontrati anche nelle questioni ambientali. Le marche in testa alla classifica si sono finalmente attivate contro le sostanze nocive utilizzate nella fabbricazione. A metà classifica invece, Lenovo, Acer, Asus, Samsung e Sony, che sebbene si dicano coscienti del problema, non fanno nulla di concreto per porvi rimedio. Segnalini di coda, HTC e Huawei, se ne infischiano delle ripercussioni che possono avere queste sostanze tossiche sulla salute delle operaie e degli operai.

 

La classifica di Pane per tutti e di Azione Quaresimale ha lo scopo di fungere da bussola per guidare le consumatrici e i consumatori nei loro acquisti di apparecchi elettronici. Inoltre le due organizzazioni di cooperazione internazionale lanciano un appello pubblico alle università svizzere per incoraggiarle a aderire a Electronics Watch, un’organizzazione che aiuta i responsabili degli acquisti delle amministrazioni pubbliche ad ottemperare alla propria responsabilità in materia di rispetto del diritto del lavoro su tutta la filiera di produzione dell’industria dell’elettronica. Questo obiettivo è portato avanti tramite una serie di manifestazioni nell’ambito di un tour nei campus universitari, organizzato in collaborazione con l’organizzazione studentesca AIESEC.

 

Classifica, informazioni e appello su: www.IT-rating.ch

 

Ulteriori informazioni:

 

Federica Mauri, comunicazione e PR, Azione Quaresimale,

mail, 079 662 45 22

Karin Mader, responsabile diritti umani nel settore dell’elettronica, Pane per tutti, mail, 031 380 65 82

Lo scrittore e giornalista italiano Stefano Liberti ha scritto il primo reportage sul land grabbing, svelandoci come i legami fra politica e mercato globale stiano cambiando il volto del nostro pianeta. Lo abbiamo intervistato.

Intervista di Federica Mauri, responsabile Relazioni pubbliche e campagna presso Azione Quaresimale

Quando ha sentito parlare di land grabbing per la prima volta?

Una decina di anni fa, ero in Etiopia per un altro lavoro e mi sono imbattuto in un imprenditore che era venuto a informarsi su un programma di affitto di terreni. Proprio in quel periodo, il paese africano era stato tra i primi a mettere sul mercato le proprie terre e, all’epoca, uomini d’affari statunitensi, europei, arabi e indiani stavano accorrendo in massa a capire quali erano le condizioni a cui le terre erano cedute.

Perché ha deciso di scrivere un libro sul tema?

Ho deciso di scrivere un libro perché mi sembrava un fenomeno nuovo che a mio     avviso andava investigato e raccontato, anche per aumentare la consapevolezza       dell’opinione pubblica sul tema.

Da quando è uscito il suo libro, nel 2011, il fenomeno land grabbing è cambiato secondo lei? Come?

È aumentata la consapevolezza, soprattutto nei paesi interessati al fenomeno. Ci sono stati in alcuni paesi movimenti della società civile che hanno bloccato le cessioni di terreni. I governi, in particolare nei paesi meno soggetti a potere autoritario, hanno oggi più paura a fare operazioni di svendita. 

 

Gli investitori hanno trasformato il suolo in una fonte di guadagno. Con quali conseguenze?

Le conseguenze sono molteplici, perché le terre non erano vuote o disabitate, come dicevano i governi, ma erano usate dalle popolazioni locali per coltivare. Inoltre, gran parte dei terreni sono stati usati per produrre beni alimentari diretti all’estero: in questo senso, paesi con una scarsa sicurezza alimentare hanno ceduto un bene strategico a investitori esteri che hanno ulteriormente intaccato la loro sicurezza alimentare. Il caso dell’Etiopia è nuovamente emblematico: il paese ha ceduto le proprie terre migliori a investitori stranieri che ne esportano i prodotti e al contempo riceve sistematicamente aiuti alimentari dall’esterno per nutrire le popolazioni delle sue zone più svantaggiate, soggette a fenomeni di carestia.

Tutti siamo complici involontari: banche e casse pensioni investono così. Che fare?

I principali investitori nelle terre sono fondi pensionistici di paesi occidentali. In questo modo, il piccolo pensionato europeo partecipa alla corsa alla terra. Bisognerebbe quindi chiedere ai responsabili dei nostri risparmi e dei nostri fondi come li utilizzano e capire se vengono impiegati in queste acquisizioni di terreni.

È possibile fermare la corsa alla terra? Come?

È possibile regolarizzarla. Chiedere che questi investimenti siano regolati. Al comitato per la sicurezza alimentare della FAO sono state stilate delle linee guida per investimenti responsabili: alla stesura hanno partecipato sia i governi che le società civili. Queste linee guida prevedono che queste acquisizioni non possono intaccare la sovranità alimentare del paese in oggetto, né comportare lo spostamento delle popolazioni. Sono state votate dai vari paesi ma non sono vincolanti. Perché lo siano devono essere tramutate in legge dai vari paesi.

 

 


Questo articolo è stato pubblicato nella rivista Sguardi, che contiene un supplemento dedicato al land grabbing. È possibile trovarlo qui: www.vedere-e-agire.ch/pubblicazioni